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E' un peccato anche l'esibizionismo - Pagina 39 (21 febbraio 1999) - Corriere della Sera

----E' un peccato anche l'esibizionismo. Senza entrare nel merito di una disputa teologica, la "pastorale j. o." esibita da suore e preti in "Furore" (Raidue, venerdi' , 20,50) suscita qualche perplessita' . Come gia' riferito, Don Mazzi e Suor Paola, con le rispettive squadre, si sono fronteggiati a suon di canzonette, karaoke, balli, lazzi e frizzi. A fin di bene, naturalmente. E come dubitarne? Chi va in Tv ci va sempre a fin di bene: per aiutare gli altri, per piegare i mezzi di comunicazione alla conversione del prossimo, per "dire grandi cose attraverso un messaggio molto semplice". Ma, come sosteneva quel cattolicone di Mac Luhan, siccome il mezzo e' il messaggio c'e' il rischio che queste grandi cose (per cui si va in Tv) rischino di apparire molto banali. Veramente, le perplessita' nascono da due constatazioni piu' nascoste. La prima e' che se l'aspirazione alla notorieta' assume una forma sempre piu' affannosa e grottesca (perche' grottesche erano le suore che cantavano "Non ho l'eta") e' perche' ha preso il posto della fede nell'immortalita' delle anime. L'idolatria del successo e, di conseguenza, l'asservimento al pubblico televisivo rappresentano la vera minaccia a un messaggio che rischia di farsi sempre piu' terreno e mondano. Il solo fatto di voler sempre apparire in Tv e' gia' sintomo di una morte spirituale. La seconda e' di ordine estetico. Da due millenni la Bibbia, fonte inesauribile di creazione artistica, esercita un influsso enorme sull'immaginario religioso e poetico della nostra cultura. E' cosi' screditato quel testo, da suggerire ora solo preti che piroettano ed esprimono "una bellissima energia positiva"? Che peccato sara' mai l'esibizionismo, questa presunzione moderna di abbagliare e stupire l'Assoluto sul piano degli ascolti?
Grasso Aldo
Pagina 39 (21 febbraio 1999) - Corriere della Sera

Prima di denunciare l'Esibizionismo... medita!!!

Dobbiamo smettere di denunciare l’esibizionismo, finché continueremo a fissare senza vergogna e senza alcun contegno le persone attraverso la finestra della loro abitazione …
Nei Paesi Bassi, sin dai primordi del calvinismo, le persone non hanno tende al piano terra. "Guardate qui", si esclamò all’epoca, "non abbiamo nulla da nascondere, pure i nostri piatti non sono d’oro e mangiamo patate, proprio come voi, cari vicini". Viceversa, fino ad oggi, fa parte delle buone maniere che, nonostante la mancanza delle tende, non si guardi attraverso le finestre nel salotto (questo lo fanno solo i turisti).
Questo tipo di etichetta non si è ancora del tutto imposta tra gli osservatori preoccupati della "gioventù d’oggi" – a dire che sarebbe abbastanza semplice tornare per analogia a un modo ragionevole di rapportarsi. Chi mette le proprie immagini in rete mediante Facebook, MySpace o StudiVZ, chi racconta della festa esaltante della sera precedente, di solito non è un "esibizionista", come si ha potuto leggere negli ultimi anni in quasi ogni articolo sui giovani e la rete. Le persone, che qui comunicano, (perché non altro accade in quei luoghi), non parlano mica con uno di noi. Ma con i propri amici e conoscenti. Il loro ambito privato. Se qualcuno nel parco si trova seduto su una panchina, e mostra al suo migliore amico le foto della festa dell’altra sera, uno non è che si siede accanto e si mette a fissare.
Ma ora la situazione è questa: gli stessi media, che oggi si lamentano dell’esibizionismo dei giovani, domani si mettono nuovamente a fissare attraverso la finestra aperta del salotto dei Social Networks, delle reti sociali, appena ciò permette loro di raccontare una storia. Frugare tra i profili privati sulle pagine delle web community, appartiene frattanto all’attività artigianale del gossip. In altre parole: è lo stesso voyeur, guardone, che qui denuncia "l’esibizionismo".